Tricolore a Merano: la bandiera delle priorità rovesciate
Indignazione a corrente alternata: quando l'apparenza conta più della legalità
Una costante distorsione delle priorità affligge il nostro Paese. Troppo spesso ci si indigna per questioni di facciata e si ignorano problemi ben più gravi che minano la fiducia nelle nostre Istituzioni.
Mi riferisco, ad esempio, al caso della sindaca di Merano, Katharina Zeller (ma potrei citarne molti altri), la cui "gestione del Tricolore" ha scatenato un'ondata di polemiche e richieste di dimissioni con risonanza mediatica che tocca il livello nazionale. Non intendo sminuire il valore dei simboli nazionali, ma è lecito chiedersi: siamo davvero sicuri che questa sia la questione più urgente e meritevole della nostra indignazione collettiva?
La mia perplessità cresce esponenzialmente quando osservo il silenzio assordante – o comunque una reazione decisamente più tiepida – di fronte a notizie di sindaci, presidenti di enti pubblici o rappresentanti di altri enti pubblici, indagati per reati contro la pubblica amministrazione a cui nessuno sembra fare caso. Parliamo di accuse che toccano la legalità, la trasparenza, l'etica pubblica: questioni che dovrebbero essere al centro della nostra attenzione e che, se fondate, compromettono seriamente la credibilità di chi ci rappresenta.
Perché non vediamo la stessa veemenza nel chiedere le dimissioni di chi è sotto indagine? Perché l'opinione pubblica sembra più sensibile a un presunto affronto a un simbolo che non a potenziali illeciti che erodono le fondamenta stesse dello stato di diritto?
Questa disparità di trattamento evidenzia un grave problema di coerenza e di priorità. Sembra che l'Italia sia più propensa a indignarsi per questioni simboliche e di facile presa mediatica, piuttosto che affrontare con determinazione le sfide legate alla corruzione, all'abuso di potere o all'inefficienza che affliggono la nostra classe dirigente.
Dovremmo riflettere seriamente su cosa consideriamo davvero importante. Se vogliamo una politica più onesta e trasparente, dobbiamo smettere di farci distrarre dalle "battaglie secondarie" e pretendere una maggiore responsabilità da parte di chi ci governa, a prescindere dalle accuse formali o dalle sentenze definitive.
L'etica pubblica dovrebbe venire prima di tutto!
Mi chiedo, e pongo a voi la stessa domanda: se questa polemica fosse scoppiata in un altro contesto o nazione, avremmo visto la medesima reazione mediatica e popolare?
Spero che questo mio grido d'allarme possa contribuire a stimolare una riflessione più profonda sulle reali priorità del nostro Paese.
Nicola Fioretti