"Cittadini Algoritmici" vs. "Cittadini Analogici": la frattura digitale che minaccia la Democrazia Diretta
Democrazia in rete: chi potrebbe restare fuori e perché ci riguarda tutti.
Da appassionato di tecnologia e di democrazia diretta, mi trovo spesso a pensare come quest’ultima potrebbe essere realmente applicata nel quotidiano. Gli strumenti digitali a disposizione non mancano, le piattaforme online si moltiplicano e, di conseguenza, la partecipazione dovrebbe essere più facile che mai.
Ma siamo davvero sicuri che questa corsa al digitale sia per tutti? Che sia davvero inclusiva? O stiamo creando una frattura profonda?
Ed è qui che mi assale il dubbio: “Non è che -paradossalmente- anziché avvicinarci all’obiettivo ci stiamo allontanando minando proprio le basi di quella partecipazione democratica che tanto desideriamo?”
È una domanda che mi ronza spesso per la testa e che cerco di mettere nero su bianco nella speranza di chiarirla anche a me stesso…
Chi è dentro e chi è fuori?
Oggi si sente spesso parlare di "Cittadini Algoritmici" e "Cittadini Analogici". Due categorie che definiscono chi partecipa attivamente alla vita democratica digitale e chi ne è, per scelta o per condizione, escluso.
L'adozione crescente di piattaforme online per sondaggi, consultazioni pubbliche, proposte di legge e persino votazioni sta ridefinendo il concetto di partecipazione. Ma chi beneficia di questi strumenti?
Da un lato ci sono i “Cittadini Algoritmici”, coloro i quali hanno pieno accesso, competenza e familiarità con gli strumenti digitali (dove per altro mi ci ritrovo anch’io). Per loro, la democrazia diretta online è un'opportunità. Un modo per superare lentezze burocratiche, rendere efficiente il sistema e azzerare le distanze geografiche.
Ci sono però anche i “Cittadini Analogici” che rappresentano l'altra faccia della medaglia. Sono per lo più persone anziane non avvezze alla tecnologia e che spesso non hanno accesso a internet o a dispositivi adeguati. In poche parole sono i grandi assenti dal mondo online.
Questo li rende “invisibili” ai meccanismi di democrazia diretta digitale, marginalizzandoli da tale contesto.
Questa dicotomia non è solo una questione di accesso tecnologico ma rappresenta un problema di equità democratica. Se le decisioni cruciali vengono prese principalmente tramite canali digitali, le opinioni e i bisogni dei "cittadini analogici" rischiano infatti di essere ignorate. Non perché poco importanti ma semplicemente perché non rappresentate in questi “spazi virtuali”.
Il prezzo della connessione costante
Oltre all’accessibilità, un altro elemento sul quale porre attenzione quando si parla di democrazia diretta online (e che stavolta riguarda principalmente i "cittadini algoritmici") è il “prezzo” dell’essere costantemente connessi.
Quando siamo online, siamo inconsapevolmente soggetti ad algoritmi che operano per capire chi siamo e cosa ci interessa. Il loro scopo è mostrarci contenuti che potrebbero piacerci e in grado di attirare i nostri “click”.
Così facendo però gli algoritmi ci intrappolano in una “bolla invisibile” all’interno della quale le informazioni vengono filtrate in modo da mostrare solo ciò che ci piace o con cui siamo già d'accordo. Questo meccanismo, nonostante l’apparenza, è estremamente pericoloso e dannoso per una democrazia sana.
La democrazia è l’arte del confronto, del dibattito e della capacità di dialogare anche quando le opinioni sono diverse o divergenti. Ma se ci troviamo immersi solo in informazioni che avallano le nostre convinzioni, rischiamo di perdere la nostra capacità di pensare in modo critico, di esplorare nuove prospettive e di mettere in discussione ciò in cui crediamo fermamente.
Le piattaforme online poi, rappresentano un terreno fertile per disinformazione e manipolazione. Quotidianamente vengono diffuse fake news e messaggi propagandistici a una velocità impressionante e tutto questo contribuisce a intorbidire la realtà.
Per questo, la sicurezza delle informazioni e la capacità di distinguere il vero dal falso sono competenze vitali. Dobbiamo imparare a verificare le fonti e riconoscere i tentativi di manipolazione. Senza queste verifiche siamo vulnerabili e la nostra autonomia di pensiero è a rischio.
Ma allora che si fa?
Sono convinto che il binomio democrazia diretta e tecnologia digitale sia la strada per il futuro. Le potenzialità del digitale sono enormi, ma come abbiamo visto, il percorso è pieno di insidie e non è affatto lineare.
Non possiamo trascurare il rischio di una possibile frattura tra "Cittadini Algoritmici" e "Cittadini Analogici", né la costante minaccia di manipolazione delle informazioni. Le sfide sono tante e complesse, ma non impossibili da affrontare!
Sono convinto che, per far funzionare davvero la democrazia diretta nel mondo digitale, dobbiamo impegnarci su più fronti. È fondamentale costruire ponti reali tra il mondo online e quello offline, assicurandoci che ogni voce, indipendentemente dalla sua "frequenza digitale", venga ascoltata e abbia peso.
Questo implica investire in una alfabetizzazione civica digitale che vada oltre il semplice utilizzo degli strumenti, insegnando a discernere, a pensare criticamente e a proteggere la propria autonomia di pensiero. Significa progettare piattaforme che siano intrinsecamente inclusive e accessibili, promuovendo una cooperazione autentica piuttosto che la polarizzazione.
Solo così il digitale potrà diventare un vero alleato di una democrazia diretta più forte, più equa e più attenta ai bisogni di tutti.
Nicola Fioretti